Abitanti nel 1991: 67.197
Il
territorio del comune di Carrara si estende per 71,27 kmq in una zona
essenzialmente montagnosa, sul Versante tirrenico delle Alpi Apuane. Sorta
come confederazione di libere comunità, nel 1938 confluì
con i comuni di Massa e di Montignoso nel nuovo comune di Apuania. Il
1° marzo del 1946 fu ricostituita in comune autonomo.
Fin dall'antichità il luogo sul quale sorse Carrara era celebre
per la produzione dei marmi, e il suo stesso nome si ritiene abbia
origine dalla radice ligure-apuana che significa appunto «pietra».
Con l'inizio dell'escavazione marmifera, databile almeno al I secolo
d.C., alcune potenti famiglie della vicina Luni, insieme ad altre
del patriziato romano, vi fondarono vari villaggi, primi nuclei della
futura città. La caduta dell'impero romano e i primi secoli
del Medioevo provocarono però l'abbandono delle cave e con esso
una profonda trasformazione nella piccola società che vi si era
insediata, che assunse connotati essenzialmente agricoli. La prima
menzione documentaria del capoluogo è del 963, quando
l'imperatore Ottone I concesse al vescovo di Luni la curtis de Carraria,
ovvero l'insieme costituito dai piccoli centri di Torrecchia, Quarto,
Lutignano, Vezzala, Torano, Potrignano, Bergiola e altri. Nei tre secoli
seguenti, mentre riprende il lavoro nelle cave, si assiste al progressivo
affermarsi delle istituzioni comunali, il cui sviluppo cerca invano
di frenare il vescovo di Luni. Nel 1235 viene compilato il primo statuto
del comune; nel 1261 la curia, nell'estremo tentativo di ricondurre
all'obbedienza i propri sudditi, colpisce con la scomunica gli
uomini di Carrara senza però ottenere alcun risultato concreto.
Nel 1313 Arrigo VII assegna Carrara, che è ancora un piccolo
centro, alla repubblica di Pisa. Ha così inizio un nuovo
periodo, caratterizzato da una grande instabilità' politica,
conseguenza degli appetiti suscitati dalla ricchezza del luogo e dalla
sua posizione geografica intermedia: dopo il dominio pisano, che per quanto
breve contribuì in maniera definitiva alla crescita dell'attività
estrattiva, fu la volta della signoria di Castruccio Castracani (1322),
poi degli Spinola di Genova (1329), dei Rossi di Parma (1330), degli Scaligeri
(1335), dei Visconti di Milano (1343), di Spinetta Malaspina. Quest'ultimo
la contese per qualche anno con successo ai signori milanesi, prima che
essi ne ritornassero in possesso e la governassero fino al 1404, quando
venne acquistata per 15.000 fiorini da Paolo Guinigi, signore di Lucca.
Dopo alterne vicende, nel 1442 finalmente ritornò ai Malaspina
e la storia carrarese divenne da allora comune con quella di Massa, essendo
il territorio un unico dominio della famiglia marchionale. Nell'epoca
moderna, estintasi la dinastia malaspiniana, il territorio passò
ai Cybo-Malaspina fino al 1741, quando fu unito al ducato di Modena.
Assegnata nel 1790 a Maria Beatrice d'Austria-Este, Carrara restò
- con l'intervallo della repubblica cisalpina e di Elisa Baciocchi
(1796-1815) - agli Estensi fino al 1859. Dopo l'annessione al regno
d'Italia la storia di Carrara è ricca di episodi di lotta sociale.
Già il patriottismo risorgimentale vi aveva assunto coloriture
classiste; tra i cavatori si erano andati formando forti e battaglieri
gruppi repubblicani, socialisti e, soprattutto, anarchici e nel
1889 l'amministrazione comunale era stata conquistata da un blocco democratico-socialista.
Nel 1894 i moti popolari suscitati dagli operai del marmo scoppiarono
per richieste di aumenti salariali, ma anche per rivendicare la proprietà
delle cave ai lavoratori. Nel 1902 i cavatori di Carrara strapparono
il miglior contratto di lavoro del tempo in Italia. In questo ambiente
l'avvento del fascismo fu occasione di scontri laceranti e spesso
sanguinosi. Così come era stata centro di opposizione clandestina
durante il ventennio, nella lotta di liberazione Carrara si batté
fieramente, pagando un alto contributo di sangue: ultimo episodio di una
lunga serie fu l'insurrezione che costrinse i tedeschi ad abbandonare
la città (8-16 aprile 1945). Tra i carraresi illustri devono essere
ricordati lo scultore Pietro Tacca (1577-1640), l'uomo politico
risorgimentale Pellegrino Rossi (1787-1848), lo storico-geografo
Emanuele Repetti (1776-1852).
Da vedere: Piazza Alberica, aperta nel Cinquecento
da Alberico I, è lo spazio più bello della città;
è circondata da nobili palazzi sei-settecenteschi ed ha un
prezioso selciato ad intarsi di marmo. Accademia delle Belle
Arti, ospitata nella vasta costruzione voluta da Alberico I inglobando
un precedente castello medievale. Nel corso dei secoli ha subito diverse
modifiche ed ampliamenti. Importante la Gipsoteca che comprende numerosi
modelli originali. Via S. Maria, la via più caratteristica
del nucleo medievale. E’ fiancheggiata da antiche case, in una
delle quali vi abitò nel ‘300 il Petrarca, poi Emanuele
Repetti. Museo Civico del Marmo, dove sono presenti i
tanti marmi delle Apuane, insieme ai principali aspetti dell’escavazione
e del trasporto. Il Duomo, iniziato nel XI secolo e terminato
nel Trecento, è completamente rivestito di marmi bianchi e
grigi. Sulla facciata principale troneggia uno splendido rosone. L’interno,
oltre ad affreschi tre-quattrocenteschi, conserva il pulpito e le
acquasantiere in marmo risalenti al sec. XVI, ed una spettacolare
vasca esagonale scolpita in un unico grande blocco di marmo. Madonna
delle Grazie, chiesa del 1600 con l’interno ad una navata
in stile barocco. |
Parte storica riprodotta su autorizzazione della
Regione Toscana - Dipartimento della Presidenza E Affari Legislativi e Giuridici |