Abitanti nel 1991: 1.300
Il
territorio del comune di Radicofani si estende per 118,46 kmq in collina
e in montagna, tra la Val d’Orcia e la Val di Paglia. Centro
feudale, poi libero comune, ha raggiunto l’assetto attuale nel 1777
con le riforme leopoldine, quando gli fu aggregata la comunità
di Contignano.
Il castello di Radicofani si trova nominato per la prima volta nel
973, mentre il suo borgo, detto di «Callemala», e attestato
almeno un secolo prima. Di proprietà regia, il castello fu oggetto
di contesa durante l’XI secolo fra l’abbazia di San
Salvatore al monte Amiata, che aveva numerosi possessi nella zona,
e i conti Aldobrandeschi; passato sotto la signoria dei conti di
Chiusi, parte di esso venne da questi donato nella prima metà del
XII secolo al vescovado di Siena, anche se formalmente l’abbazia
vi manteneva i propri diritti. Ma il pericolo di cadere sotto il dominio
senese indusse gli abati a chiedere l’aiuto della Chiesa e a cederle
Radicofani in affitto perpetuo (1153). Coinvolto nella guerra tra Ottone
IV e il papa (1210-1214) e poi in quella tra Firenze e Siena (1229-1235),
a metà del XIII secolo Radicofani è già organizzato
in comune con propri statuti e con ampia autonomia; ma nel 1263, avendo
dato asilo ai fuorusciti guelfi senesi, venne in gran parte devastato
dalle forze ghibelline. Ancora al centro delle lotte politiche in Toscana
tra Duecento e Trecento, è in questo periodo che si impone
la leggendaria figura di Ghino di Tacco della stirpe dei conti di Guardavalle,
ribelle ghibellino che si impadronì della rocca di Radicofani forse
nel 1295, facendone la base delle sue imprese da brigante-gentiluomo ricordate
da Dante e da Boccaccio. Nel 1352 Siena riuscì di fatto a ottenere
la sottomissione di Radicofani, dove alla fine del secolo dopo lunghe
trattative si insediarono i Salimbeni che nel 1405 cedettero il possesso
del castello alla repubblica senese. Di nuovo occupato dai Salimbeni ribelli
e poi dal capitano di ventura Tartaglia di Lavello, Radicofani venne da
questi venduta ai senesi che nel 1417 vi fecero costruire una nuova fortezza.
Durante la guerra di Siena il castello fu assediato invano dalle truppe
di Cosimo dei Medici, finché nel 1559 entrava anch’esso a
far parte dello Stato mediceo. Il nucleo, raccolto ai piedi di una massiccia
rupe su cui sorgono i ruderi del castello, conserva le singolari caratteristiche
dell’abitato medievale.
Da vedere: La Rocca, sicuramente la parte più
antica delle fortificazioni del borgo, edificate in tempi diversi.
Il cassero restaurato conserva reperti archeologici. Palazzo
Pretorio, oggi sede del Municipio, ha la facciata arricchita
da stemmi. S. Agata, chiesa dedicata alla patrona del paese,
ha la facciata in stile gotico. All’interno conserva un’opera
di Andrea della Robbia. S. Pietro, chiesa eretta nel XIII
secolo. Al suo interno alcune opere di scuola robbiana. |
Parte storica riprodotta su autorizzazione della
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