Questa ricetta, raccolta a S. Agata di Mugello, ricordo di tempi quando
i dolci erano solo appannaggio delle famiglie ricche, mentre i ragazzi
di quelle più povere dovevano aspettare il Natale o qualche malattia.
Se non altro, quell'uso parsimonioso di zucchero manteneva i denti sani
più a lungo.
Queste caramelle o "bonbon", come li chiamavano allora col termine
francese, hanno anche una funzione medicinale: curano il mal di gola e
la raucedine.
Si prendono le more, le si passano allo staccio ed il sugo privo di
semi lo si fa bollire a lungo, con metà del proprio peso di zucchero,
girando sempre col mestolo in modo da non farlo attaccare al tegame.
Quando la conserva è ben densa, la si scodella su un piano di marmo
e la si spiana con la lama di un coltello all'altezza di un centimetro.
Poi la si mette a seccare al sole per diversi giorni coperta da una garza.
Quando è ben solidificata la si taglia a dadini di un centimetro
dilato e la si passa nello zucchero semolato, facendone attaccare il più
possibile. Si mettono poi i dadini in un vaso ben chiuso e si utilizzano
nell'inverno all'occorrenza.
Con la stessa ricetta si possono preparare "bonbon" di fragole
di bosco, mirtilli, lamponi.
Testo di Tebaldo Lorini
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