Storia e leggenda, acque termali e galaverna, paesaggi indimenticabili
e luoghi di preghiera, mufloni e zolfo. Tutto questo è il Monte
Amiata, l’antico vulcano che offre esperienze indimenticabili ai
visitatori, e la più singolare resta il piacere di immergersi a
Saturnia, Bagno Vignoni o a Bagno San Filippo, nelle acque che sanno di
zolfo e che ti accarezzano il corpo.
Essere immersi nelle acque termali in una vasca ricavata in una nicchia
naturale di chiaro calcare e guardare al di là dei vapori che si
levano intorno, l’imponente mole del Monte Amiata, con le cime spolverate
di bianco. Con il corpo accarezzato e protetto dall’acqua calda,
sentire sul viso, l’aria frizzante. Sembra la sceneggiatura di uno
spot pubblicitario, invece è solo il racconto di una realtà
che ognuno può provare. Basta fermarsi a Bagni San Filippo, piccolo
borgo noto per le sue sorgenti ricche di acque che sgorgano alla temperatura
costante di 37° una delle meraviglie che la natura propone nella zona
del Monte Amiata. Storia e leggenda si sovrappongono quando si parla del
Mons Tuniatis o della Saturnia Tellus. L’ubicazione strategica fra
Roma, Siena e Firenze, ha addensato intorno al Monte Amiata, per secoli,
personaggi, avvenimenti e intrighi tuttora percepibili fra le maglie di
un tessuto architettonico spesso intatto: una terra ricca di paesi arroccati
su colline erose dal tempo dove l’intreccio nascosto delle strade
bianche che si aggirano tra poderi, castelli e foreste si ferma in vista
di tetti dalle tegole rosse che abbelliscono i tanti borghi medievali
o ai bordi di terme conosciute fino dall’antichità.
Per chi arriva da nord, il massiccio del Monte Amiata appare già
da Siena con il suo profilo inconfondibile simile alla schiena di un enorme
cammello accovacciato. La forma conica delle due cime tradisce l’antica
origine vulcanica e fa pensare a eruzioni, colate laviche, boati, il pennacchio
cinereo. Immagini di uno spettacolo avvenuto migliaia di anni fa. Con
il passare dei secoli l’attività vulcanica si è ridotta,
le lave si sono solidificate e sono state ricoperte da una fitta vegetazione.
Qua e là sul monte, però si leva ancora qualche pennacchio
bianco e si sente l’odore dello zolfo. Questo succede perché
il sottosuolo è come una gigantesca spugna che incamera enormi
quantità di acqua piovana per ridistribuirla, riscaldata, in un
anello di numerose ed abbondanti sorgenti termali situate tra i 600 ed
i 900 metri di altitudine.
Fra le fitte e secolari faggete, nei castagneti e sulle colate laviche
sono sorti nel corso della storia paesi, borghi e castelli che oggisono
dotati di buona ricettività turistica, che rendono la vista dell’intera
zona piacevole e ricca di spunti storici e naturalistici.Tra questi ultimi
indimenticabile, è anche il fenomeno dellagalaverna, un portento
naturale che si verifica in autunno ed in primavera e che talvolta provoca
anche danni ingenti a causa della rottura dei tronchi d’albero.
Ma più spesso questi aghi di ghiaccio portati dal vento freddo
offrono solo attimi di emozione indimenticabile agli escursionisti. Attenzione,
però: basta un raggio di sole perché la galaverna svanisca
e lasci solo tante, semplici gocce d’acqua. La zona del Monte Amiata
si può scoprire in tanti modi.
Uno dei più affascinanti è quello di prendere il treno,
arrivare da Siena a Torrenieri e poi muoversi in bicicletta.
Una settimana di pedalate alla scoperta di una zona d’Italia dotata
d’una bellezza particolare, forse sottovalutata, che offre anche
appuntamenti con l’arte e con la storia architettonica. Come il
porticato di Santa Caterina da Siena, limitrofo alla grande vasca trecentesca
di Bagno Vignoni, l’armonica cisterna ottagonale di Rocca d’Orcia,
il convento cinquecentesco di Piancastagnaio oppure l’abbazia benedettina
di Abbadia S. Salvatore che risale all’ottavo secolo, raro esempio
di architettura germanica in Italia.
Preziosi
resti di un lontano passato, quando il Monte Amiata ed i suoi silenzi
venivano eletti soprattutto a sedi di preghiera e meditazione da importanti
ordini monastici. Una montagna che conserva ancora intatto il fascino
misterioso degli Etruschi che vi abitarono per primi o dei viaggiatori
del medioevo che ebbero a passarci a migliaia lungo la Via Romea o Francigena,
le vie dei pellegrini.
Dopo aver visitato Roccalbegna, il viaggio fa tappa davanti alle mura
etrusco-romane di Saturnia e sono ancora terme, acqua calda nella quale
immergersi e sentirsi rinascere. Per i romani era Saturnia Tellus, dove
Saturno, padre della dea Giunone e del dio Giove, cacciato dal suo trono
celeste, aveva trovato rifugio, protetto dai fiumi delle copiose e calde
acque.
Anche nel medioevo l’abitudine romana delle terme rimase di moda;
anzi, nel1292 il podestà di Siena, preoccupato per la promiscuità
che si creava nelle vasche, emanò addirittura un "ordinamentum
balneorum" per disciplinare l’uso dei bagni, che non si limitava
alle prescrizioni e ai divieti verbali ma arrivava fino a innalzare muri
divisori. Di lì passava la via Francigena, una delle principali
arterie dell’epoca per chi dal nord attraverso Siena, scendeva a
Roma in territorio longobardo. Nel loro avvicinarsi alla Città
Santa, intere carovane sostavano in zona e facevano uso igienico e terapeutico
delle vasche di Bagno Vignoni. Papa Pio II, scrittore e mecenate, Lorenzo
de’ Medici e Caterina da Siena venivano qui a curarsi con le acque
delle "thermae". Dopo un periodo durante il quale l’abitudine
di "passare le acque" era decaduta, negli ultimi decenni i visitatori
sono tornati numerosi alle terme dell’Amiata, in cerca di una pace
di altri tempi. Di borgo in borgo, lungo rari tratti selciati superstiti
della medievale via Francigena, si ha ancora la sensazione di immergersi
nelle pieghe della storia, e ci si aspetta di incontrare da un momento
all’altro qualcuno dei protagonisti di allora: mercanti, soldati
e pellegrini.
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