E' l'isola più grande dello straordinario arcipelago toscano, con
oltre cento chilometri di coste frastagliate e variegate, modellate dai
venti di libeccio e di maestrale, con infinite insenature, piccole cale
, vere e proprie nicchie incastonate nella tormentata scogliera. E' l'isola
degli Etruschi, dei Romani, dei Medici. E' l'isola dei minerali , di Napoleone,
dei profumi e dei fiori. Fra mare , monti e piccoli borghi è un vagabondare
rilassante, soprattutto in bassa stagione, sempre in vista di panorami di
ampio respiro.
E' il regno degli sport acquatici e subacquei che nelle trasparenti
acque circostanti trovano uno dei luoghi più adatti al loro svolgimento,
ma é anche il regno dell'escursionismo fra mare e monti; un vagabondare
intelligente sempre in vista di panorami meravigliosi emergenti dalle
acque del Tirreno. Questo scoglio come lo definiscono gli elbani, fino
a trent'anni fa era dimenticato da tutti, lontano dal continente e la
gente vi sopravviveva grazie alle sempre consistenti ricchezze minerarie
del sottosuolo. L'improvvisa e tumultuosa conversione dell'economia, basata
da sempre sull'industria mineraria, sull'agricoltura e sulla pesca, poggia
adesso quasi esclusivamente sul turismo.Tutto ciò porta innegabili
benefici alla popolazione: nascono alberghi, pensioni, agriturismi, campeggi
ma si abbandonano le attività agricole e, i campi le vigne e gli
orti diventano ad uno ad uno facile preda della lussureggiante macchia.
Si spengono gli altiforni, si tirano i remi in barca e si costruisce troppo
e male. Oggi, tre mesi di duro e frenetico lavoro lasciano il passo ad
una lenta normalità dei ritmi di vita legati all'inesorabile passare
del tempo nelle lunghe giornate invernali e primaverili. E' proprio in
questi periodi che l'isola ritrova se stessa, riacquista la propria intimità
e genuinità. Essa ritrova il proprio fascino caratterizzato da
una "mano di abbandonato" che pare ricoprire tutto ma che, in
un certo senso, la restituisce ai propri abitanti. Insieme al periodo
autunnale, la primavera é la stagione migliore per visitare l'isola,
per conoscerne gli aspetti più salienti, per apprezzare la sensibilità
e la schiettezza salmastra del suo popolo.
L'Olimpo degli elbani e la valle di Pomonte Quando tira il maestrale,
vento foriero tempo stabile, il cielo si fa limpido e le giornate divengono
ideali per affrontare il Monte Capanne ed i suoi mille metri di dislivello.
L'enorme promontorio conico rappresenta certamente il luogo più
impervio e selvaggio dell'intera isola. Lungo il suo periplo, che poi
corrisponde grosso modo alla costa, e va da Procchio a Marina di Campo,
é un susseguirsi di paesi e frazioni tipiche. Nella zona interna,
lungo le dirute pendici coperte di bassa, fitta e pungente macchia é
completamente assente l'attività antropica. Per salire fino alla
sua cima, invasa purtroppo da una selva di antenne, ci sono varie possibilità:
la comoda cabinovia che parte da Marciana (informarsi sui giorni e gli
orari di apertura) ed alcuni sentieri che attraverso valli, uviali, serre
e contrafforti, penetrano dolcemente nel roccioso e crudo ambiente dell'Olimpo
dell'Elba.
L'orografia e i venti dominanti sono la causa della particolare diversità
floristica che qui si verifica allo stesso orizzonte vegetale: castagneti,
pinete, macchia di ginepro, cisto e lentisco, riescono a convivere nel
breve spazio di pochi chilometri. La gialla e spinosa ginestra nana Salzmannii
caratterizza con i suoi cuscini la parte sommitale dei crinali principali4i
più belli sono quelli nei pressi del Semaforo, sopra a Chiessi)
che, dalla cima, scendono a raggiera fino al mare, mentre sugli anfratti
rocciosi delle Calanche e del Monte Giove é possibile ammirare,
accanto all'erica, lo stupendo Giglio di S.Giovanni, fiore protetto, tipico
dei monti appenninici.
All'interesse
vegetale si somma il grande interesse panoramico. Dalla vetta e dalle
sue pendici, la vastità degli orizzonti appare immensa e se le
isole di Capraia, Pianosa e Montecristo sembrano a portata di mano, anche
della più lontana Corsica si scorgono benissimo montagne e città.
Fra le varie e belle valli che si dipartono dal Monte Capanne abbiamo
scelto quelle di Pomonte (ai piedi del monte), di Chiessi e di Marciana.
Le prime due nascono dalla rocciosa imponenza della montagna per spegnersi
nelle acque cristalline del Tirreno che in quel tratto guarda la vicina
Corsica; la seconda scende direttamente dal Capanne. Riparate dai venti
settentrionali, le conche appaiono come oasi climatiche, tipicamente mediterranee
Visitate nel mese di maggio, le valli acquistano tutto il loro policromo
splendore. Le fioriture della macchia mediterranea ed i profumi delle
essenze più forti inebriano l'escursionista che ha l'occasione
di camminare sempre immerso in un ambiente di sogno, panoramico ed interessante
sotto il profilo naturalistico.
Partendo dal paese di Pomonte si ha modo di apprezzare un mondo che sta
scomparendo. Gli ultimi anziani escono ancora dalle bianche casette per
recarsi quotidianamente agli orti ed alle vigne ricavati con tanta fatica
sui fianchi della montagna e ben irrigabili dalle copiose acque del Fosso
Bertone. Lungo le due antiche mulattiere ben lastricate ed ultimamente
ripulite (pare che risalgano al periodo romano) si possono raggiungere
il Colle di S.Bartolomeo che conduce a Chiessi, lo stesso Capanne che
con i suoi 1018 metri di cruda roccia ed infine il paese di Marciana.
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