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San Gimignano

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Abitanti nel 1991: 6.956

Il territorio del comune di San Gimignano si estende per 138,83 kmq sui colli della Val d’Elsa. Borgo sulla via Francigena, poi castello, quindi libero comune, divenne sede di comunità nel 1776.

Ricordato per la prima volta nel 929 in un atto di donazione del re Ugo di Provenza al vescovo di Volterra, che aveva giurisdizione su tutto il territorio, San Gimignano era a quel tempo un modesto villaggio sulla via Francigena, ma destinato a divenire il più importante posto di tappa di quella arteria medievale nel tratto che congiungeva Lucca a Siena; così pochi decenni dopo risulta già circondato da mura, e i vescovi volterrani ne promuovevano lo sviluppo in funzione dell’affermazione dei loro diritti sulla piccola nobiltà rurale dei dintorni. Verso la metà del XII secolo gli abitanti del castello, che dal 1147 si reggevano a comune con un governo consolare, tendevano ormai a un progressivo affrancamento dalla dominazione vescovile, con atti di crescente insubordinazione che si protrarranno per più di un secolo e che mostrano come la dipendenza dal vescovo volterrano divenisse dalla metà del Duecento solo formale; nello stesso tempo i sangimignanesi procedono a una politica mirata all’assoggettamento dei signori locali e dei castelli vicini, da Casaglia a Montignoso, a Fosci, a Catignano, in competizione anche con gli altrettanto interessati comuni di Colle, Poggibonsi e soprattutto Volterra. Sul finire del terzo decennio del Duecento, le mire espansionistiche dei sangimignanesi si appuntarono su Gambassi, che era un possesso della diocesi volterrana, ma la guerra scoppiata nel 1229 tra Siena e Poggibonsi da un lato e Firenze e Orvieto dall’altro li costrinse a scegliere uno schieramento: la scelta cadde su Firenze che da quel momento avrà una parte preminente nelle vicende politiche di San Gimignano.

Diviso in fazioni, il comune vide dal 1239 al 1251 il sopravvento della parte ghibellina; con il 1252 si afferma invece un governo guelfo-popolare che dopo Montaperti è detronizzato mentre i maggiori esponenti del guelfismo locale sono costretti all’esilio. Con la loro riammissione in città conseguente alla disfatta degli svevi, la fazione guelfa ebbe di nuovo la supremazia, sanzionata dal giuramento di fedeltà a Carlo d’Angiò fatto da San Gimignano nel 1267 e dall’appartenenza ormai costante alla Lega dei comuni guelfi toscani; ma si giunse anche a un periodo contrassegnato da una sorta di convivenza pacifica tra le parti che contribuì a rendere il governo del comune stabile e attivo: segni evidenti di questo operoso benessere sono le notevoli realizzazioni architettoniche, dalla costruzione di una nuova cinta di mura all’edificazione del palazzo comunale, mentre i mercanti sangimignanesi incrementavano i commerci sia regionali (soprattutto con Pisa e con Firenze), sia verso l’Italia meridionale e il Levante, e si costruivano in patria solide dimore turrite.

Il governo cittadino, affidato dal 1270 alla magistratura degli VIII «della spesa», passò con la riforma del 1301 al collegio dei IX «difensori», accentuando le caratteristiche di organismo popolare. Ma una nuova guerra con Volterra (1307-1309) e i contrasti tra le maggiori famiglie (in particolare tra Salvucci e Ardinghelli) dalla fine del Duecento in poi, ebbero come conseguenza continue ingerenze da parte di Firenze, che a una sempre più cogente tutela politica e militare aggiunse anche nei primi decenni del Trecento una significativa penetrazione economica di privati fiorentini, con l’acquisto di terre nel piccolo distretto e il sempre più frequente ricorso a prestatori fiorentini anche da parte del comune.

Dopo un crescendo di episodi formali e sostanziali preludenti all’assoggettamento, nel 1353 San Gimignano si sottomise a Firenze con una deliberazione spontanea del proprio Consiglio, avendo il vantaggio di ottenere patti di sottomissione onorevoli, con i quali comunque Firenze raggiungeva senza sforzo un’altra importante meta nel processo di annessione della Toscana centrale. Agli anni della crescita seguirono quelli del regresso che fu in primo luogo demografico: la popolazione del territorio, che all’inizio del Trecento doveva essere vicina ai 13.000 abitanti, scese nel 1350 a meno di 4000 tra centro urbano e distretto in conseguenza della gravissima epidemia di peste, e risulta ancora diminuita nel 1427 (3138 abitanti), non dando fino al Settecento, tra ricorrenti epidemie e stagnazione economica, segni apprezzabili di ripresa, se si eccettua qualche decennio nella seconda metà del XV secolo. All’interno dello Stato fiorentino i sangimignanesi vissero da sudditi ossequienti, particolarmente legati alla casata medicea, mentre il loro ristretto ceto dirigente continuò in buona parte ad essere costituito dai discendenti delle famiglie eminenti nell’aureo periodo tra Duecento e primo Trecento (Salvucci, Useppi, Moronti, Braccieri, Abbracciabeni). Con le riforme leopoldine diveniva nel 1772 sede di un vicariato, ma nel 1784 tornava ad essere una semplice podesteria, e una vicenda analoga avveniva qualche decennio dopo: innalzato a vicariato nel 1846, nel 1850 era retrocesso a semplice pretura civile. Tra i personaggi illustri nati a San Gimignano si ricordano il poeta Fòlgore (secc. XIII-XIV) e Curzio da Picchena, uomo politico e letterato (1553-1626).

La cittadina, sviluppatasi come centro di mercato agricolo, poi divenuta di importanza economica primaria per le ricchezze accumulate con il commercio, ebbe a dimostrare la sua potenza con alte costruzioni, torri e case torri (nel 1300 erano 72, delle quali ne sono sopravvissute 13), appartenenti all'aristocrazia cittadina, incluse nella cortina di mura, ancora conservata, che chiude i vecchi quartieri di San Matteo e San Giovanni, costituendo una delle più esemplari testimonianze dell'urbanistica medioevale Toscana.

Qui viene prodotto il famoso vino Vernaccia, uno tra i più rinomati d'Italia, di colore giallo dorato e profumato, adatto sia come aperitivo che accostato a piatti di pesce.
Questo vino ha origini molto antiche, ne abbiamo notizie infatti, dal 1200.
La cucina di San Gimignano, oltre ad offrire i dolci della tradizione senese, come il panforte ed i ricciarelli, ha una sua torta particolare, la Pinolata, fatta con crema e pinoli.
Quando è stagione i piatti si arricchiscono di gustosissimi di funghi e di profumati tartufi, raccolti nella campagna circostante San Gimignano.

Da vedere:
Porta S. Giovanni, apre l’accesso alla città da sud. E’ la più bella tra le porte dell’antica e intatta cerchia di mura del ‘200.
Piazza della Cisterna, di forma triangolare, in lieve pendenza, è pavimentata in mattoni a spinapesce.Vi si affacciano importanti palazzi antichi, tra i quali Palazzo Razzi e Palazzo Tortoli con la torre mozza.
Torri degli Ardinghelli, torri gemelle duecentesche erette dalla omonima potente famiglia di mercanti.
Palazzo del Podestà, severa costruzione duecentesca, dominato dalla Rognosa, una tra le torri più alte (52 m) giunta intatta fino ad oggi.
Palazzo del Popolo, sede del Comune, si affaccia su Piazza del Duomo. Sulla destra svetta la Torre Grossa (54 m) del 1300. Sulla sinistra si apre una grande loggia trecentesca. Nel palazzo è ospitato il Museo Civico dove tra le innumerevoli opere d’arte espose, vi è un rarissimo tappeto del XIV secolo a forma di croce.
Museo d’arte sacra, raccoglie le opere d’arte e gli oggetti provenienti dal Duomo e dalle chiese del territorio di San Gimignano.
Duomo, basilica-collegiata dedicata a S. Maria Assunta, fu costruito intorno al 1050 e consacrato nel 1148; in stile romanico, alto su una scalinata, domina Piazza del Duomo.
L’interno a tre navate fu ampliato nel 1460 da Giuliano da Maiano, il quale costruì anche la famosa cappella di S. Fina, raffinata tomba-altare finemente affrescata dal Ghirlandaio.
S. Agostino, chiesa conclusa nel 1298, di forme romanico-gotiche, domina l’omonima piazza dall’alto di una scalinata. L’interno della chiesa conserva opere di Benozzo Gozzoli e di Pietro Pollaiolo.

Parte storica riprodotta su autorizzazione della Regione Toscana - Dipartimento della Presidenza E Affari Legislativi e Giuridici
Fotografia di Sandro Santioli

 
 
 
   
 
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