Abitanti
nel 1991: 91.926
Il
territorio del comune di Arezzo si estende per 384,53 kmq, occupando un'area
prevalentemente pianeggiante ma anche con zone di collina e
di montagna. La città, principale polo di sviluppo sulla
direttrice Firenze-Roma, sorge su un'altura dal dolce rilievo,
al centro di un'ampia valle che costituisce il naturale punto di convergenza
dei bacini del Valdarno di Sopra, del Casentino, della Val di Chiana e
dell'alta Valle del Tevere. In origine forse fondata dagli umbri
e poi centro etrusco, non ha subito variazioni al proprio territorio
comunale dall'unità d'Italia a oggi.
Tracce di antichissime mura situate sul colle di Castelsecco fanno
ipotizzare una primitiva Arezzo fondata dal popolo umbro; certo è
che fu anticamente una delle più potenti lucumonie etrusche.
Alleata di Roma sin dalla fine del IV secolo a.C., passò sotto
il diretto dominio romano nel II secolo a.C. e venne quindi coinvolta
nelle guerre civili, subendo danni e distruzioni al tempo del conflitto
tra Mario e Silla, avendo scelto, come molti altri municipi toscani,
di parteggiare per il primo. Ripopolata con una colonia di seguaci di
Silla e nel 60 a.C. da una nuova colonizzazione di romani decretata dai
triumviri, Arezzo dovette assumere in epoca imperiale l'aspetto di città
romana economicamente florida; superate le persecuzioni del IV
secolo, nel V può considerare compiuto il suo processo
di cristianizzazione. Dopo una grave decadenza durante la prima
parte del Medioevo è appunto con la vicenda di una lunghissima
disputa tra la sua diocesi e quella senese per il possesso di
una quantità di chiese rurali (documentata per la prima volta
nel 714) che la città di Arezzo si riaffaccia con una certa vivacità
sulla scena della storia. Se questo conflitto, che accanto a motivi
religiosi e patrimoniali sottintendeva di sicuro anche ragioni politiche,
si protrasse con interventi di papi e di imperatori fino al
XII secolo, a partire dal IX secolo i vescovi aretini dovettero rivestire
il ruolo di massime autorità anche nella vita civile. A metà
dell'XI secolo compare per la prima volta nei documenti superstiti
il titolo di vescovo-conte e pochi decenni dopo è il popolo
cittadino a proporsi anch'esso con le sue prime forme di organizzazione
comunale, in parte usufruendo della protezione vescovile e in parte
assumendo crescenti atteggiamenti antagonistici, riuscendo tra l'altro
a imporre al vescovo (in modo definitivo dal 1203) di abbandonare
la sua residenza fortificata sul colle di Pionta e di prendere dimora
nella pieve di Santa Maria all'interno dell'abitato urbano.
Nel frattempo Arezzo aumentava il proprio distretto, cosicché
a metà del Duecento dominava su un territorio che comprendeva
la Val Tiberina fino ai confini di Città di Castello, la parte
più bassa del Casentino, il Valdarno fino a Laterina, la Val di
Chiana fino a Lucignano, l'area cortonese fino al Trasimeno; e aveva,
come gli altri grandi comuni toscani, vicende politiche interne
assai vivaci e conflittuali, con gli scontri per il predominio
nel comune tra la parte ghibellina (capeggiata dalle schiatte signorili
degli Ubertini e dei Tarlati) e la parte guelfa (capeggiata dai
Bostoli). Se nel corso del primo ottantennio del Duecento i mutamenti
di segno politico furono più o meno sincroni e omogenei a quelli
di Firenze, nel 1287 i magnati guelfi e ghibellini si coalizzarono
abbattendo, con il fondamentale sostegno del vescovo Guglielmino
degli Ubertini, il regime guelfo-popolare. Era l'occasione propizia
per Siena e Firenze, le quali nel 1288 dichiararono guerra alla rivale,
cercando di conquistarla. Sconfitti i senesi presso Pieve al Toppo,
le forze aretine dovettero soccombere, nella battaglia di Campaldino,
alla preponderanza dei fiorentini (1289). Firenze tuttavia non
riuscì a trarre profitto dalla vittoria e assediò
invano la città. Morto a Campaldino il vescovo Guglielmino,
dopo il presulato di Ildebrandino dei conti Guidi, venne eletto alla cattedra
vescovile nel 1312 Guido Tarlati, nominato in seguito signore
a vita della città. Più volte scomunicato e dichiarato
eretico, come ghibellino, dal pontefice Giovanni XXII, il vescovo Tarlati
rimase comunque al potere fino alla morte (1328), e designò
suoi successori al governo i fratelli Pier Saccone e Tarlato. La rivalità
con Buoso degli Ubertini, eletto nel frattempo vescovo di Arezzo,
la ribellione delle città soggette, la guerra con i guelfi
perugini, le inimicizie delle altre grandi famiglie aretine, determinarono
nell'arco di un decennio una situazione insostenibile per i Tarlati,
tanto che Pier Saccone fu costretto nel 1337 a riconoscere il predominio
fiorentino su Arezzo.
Riconquistata la propria autonomia in seguito alla cacciata del
duca d'Atene da Firenze (1343) e repressi i vari tentativi di stabilire
nella città una signoria - come quello messo in atto, nel 1377,
dal vescovo Giovanni degli Albergotti -, Arezzo si dette infine, nel 1380,
al re Carlo di Durazzo, che la governò tramite il suo Vicario
Jacopo Caracciolo sino al 1384, quando venne occupata dalle truppe
del condottiero francese Enguerrand de Coucy, sceso in Italia in aiuto
di Luigi d'Angiò. Poco dopo Arezzo cadde definitivamente in
potere di Firenze, che riuscì a farsi consegnare la città
dal de Coucy per la somma di quarantamila fiorini d'oro. Da allora
la città visse un lungo periodo di decadenza e le effimere rivolte
antifiorentine del 1409, del 1502 e del 1529 sono i segni tangibili
del malessere di una popolazione che si sentiva trascurata e depauperata.
Ricevette cure più attente sotto i Lorena e trasse un indubbio
vantaggio dalla bonifica della vicina Val di Chiana, realizzata
grazie ai progetti del concittadino Vittorio Fossombroni, cosicché
per gratitudine verso la dinastia spodestata (ma anche per la prevalenza
di un ceto agrario particolarmente conservatore) in seguito all'occupazione
francese la città insorse, cacciando la guarnigione napoleonica
(1799), e dando vita a quel singolare movimento sanfedista toscano che
fu il «Viva Maria»; dopo la battaglia di Marengo, nell'ottobre
del 1800, Arezzo veniva comunque riconquistata e sottoposta a saccheggio.
Tornata sotto il governo granducale, poté giovarsi del fervore
di opere pubbliche che contraddistinse l'ultima fase del governo lorenese,
con l'istituzione della linea ferroviaria e il potenziamento e
la modernizzazione della rete stradale; passò infine a far
parte del regno d'Italia, dopo aver partecipato con una ristretta
élite di cittadini alle lotte risorgimentali. Lo sviluppo continuò
tra Ottocento e Novecento, come è dimostrato dalla forte crescita
della popolazione, dal progressivo spostarsi del centro cittadino verso
la pianura con la costruzione di nuovi quartieri, da varie iniziative
industriali e commerciali.
Una brusca interruzione a questo processo evolutivo fu causata dal secondo
conflitto mondiale, quando per i bombardamenti aerei fu distrutto
quasi il 60% degli edifici, con danni molto pesanti anche al patrimonio
artistico, mentre, essendo divenuta Arezzo una base logistica delle
truppe di occupazione tedesche, la popolazione partecipò con coraggio
alla lotta partigiana in città e in provincia, pagando un
alto tributo di vittime nelle azioni di guerriglia e nelle rappresaglie
tedesche, la più feroce delle quali avvenne nella frazione San
Polo il 14 luglio 1944, due giorni prima che la città venisse liberata
dall'VIII armata. Con fervore ci si accinse alla ricostruzione
nel dopoguerra, e già negli anni cinquanta era ripreso in pieno
lo sviluppo, che tendeva ormai a conferire alla città nuovi connotati
sia sotto l'aspetto urbanistico, sia sotto quello economico, sia per quello
politico, giacché al definitivo declino del tradizionale ceto dirigente
cittadino di impronta agraria si faceva ora corrispondere scelte fortemente
orientate verso la sinistra.
La città nel corso dei secoli ha dato i natali a un
gran numero di uomini illustri: tra questi Caio Cilnio Mecenate,
uno dei più autorevoli personaggi della Roma augustea, la cui liberalità
verso artisti e letterati è rimasta proverbiale, il politico e
uomo di governo Arrigo Testa, fiduciario di Federico II, i poeti
Cenne da la Chitarra (seconda metà XIII sec.) e Guittone
(1235-1294), il pittore e architetto Margaritone (seconda metà
XIII sec.), il cosmografo Ristoro (XIIII sec.), Francesco Petrarca
(1304-1374), il pittore Spinello Aretino (1346-1410), lo
storico e funzionario politico Leonardo Bruni (1374-1444), che
fu segretario della repubblica fiorentina, Andrea Cesalpino, filosofo
e medico (1519-1603), lo scrittore Pietro Bacci, detto l'Aretino
(1492-1556), Giorgio Vasari, trattatista, architetto e pittore
(1511-1574), Francesco Redi, autore del Bacco in Toscana (1626-1698),
il musicista Marcantonio Cesti (1623-1669), Vittorio Fossombroni,
letterato, statista e ideatore della bonifica della Chiana (1754-1844)
e, infine, benemeriti esponenti dell'erudizione sette-ottocentesca, Gian
Francesco Gamurrini e Ubaldo Pasqui.
Nonostante gli interventi cui nel tempo è stata sottoposta, fino
ai giorni nostri, Arezzo , anche grazie alla sua collocazione,
ha potuto salvaguardare i caratteri ambientali ed architettonici del suo
nucleo più antico, arroccato sulla
parte alta, mantenendo inalterata la sua conformazione all'interno
di un perimetro stradale che ripercorre l'antica cinta muraria duecentesca.
Nella visione complessiva dell'evoluzione dell'impianto urbano ed architettonico
si rileva una espansione a ventaglio dettata dalla particolare
collocazione con stratificazioni contigue dalla parte più antica
in alto, quella moderna sempre contenuta dalle mura trecentesche fino
all'espansione contemporanea che ha visto il territorio urbano fuoriuscire
dalle numerose porte della cinta muraria e diffondersi nella conca
sottostante.
La realizzazione dell'Autostrada del Sole negli anni '60 ed il successivo
ampliamento della ferrovia Firenze-Roma hanno posto Arezzo al centro
della viabilità nazionale, offrendogli grande facilità
nelle comunicazioni e nei trasporti. Opportunità che la concretezza
degli aretini non si è lasciata sfuggire sviluppando in pochi anni
il passaggio da una economia prevalentemente agricola ad una
prevalentemente industriale che ne hanno fatto un polo mondiale della
produzione orafa.
Se avete la possibilità di visitare Arezzo tra la fine
di agosto ed i primi di settembre di ogni anno, avrete la
possibilità di assistere ad una delle manifestazioni di
maggior notorietà che si svolgono in Toscana: la Giostra del
Saracino. Si svolge in Piazza Grande, nello sfondo del prevalente
volto medievale del centro storico, dove gli aretini si radunarono
a parteggiare fra i "cavalieri che corrono la lancia".
Per chi non dovesse avere l'opportunità di partecipare a questa
rievocazione storica di indubbio fascino, c'è sempre la possibilità
di un tuffo nel passato(più recente) della Fiera antiquaria.
Manifestazione che si ripete ogni primo fine settimana di ogni mese,
con alcune centinaia di stendisti da tutta Italia e visitatori che si
riversano infaticabili per le irte strade dell'antico centro cittadino.
Gran parte del centro cittadino è chiuso al traffico privato,
con esclusione per l'accesso agli alberghi da parte dei turisti. Ma il
muoversi nella città a piedi non è soltanto un imposizione
amministrativa: è una scelta di vivere quelle sensazioni
che solo così si possono rubare e percepire dai selciati delle
strade, dai portali dei palazzi, dall'incombenza di quegli edifici
sorgono su per quei vicoli cosi stretti e scoscesi.
La cucina aretina è quella tipica rustica toscana
a base di arrosti allo spiedo e alla griglia. Fra le particolarità
la zuppa di pollo, l'anguilla all'aretina, il pollo grillettato,
il sedano fritto ed i carciofi ripieni; tutte queste specialità
vengono proposte nei numerosi ristoranti e trattorie della città.
Da vedere:
Piazza Grande, detta anche piazza Vasari. Di insolita composizione
planimetrica vi si affacciano edifici con moduli stilistici diversi:
il palazzo del Tribunale, il palazzo della Fraternita dei Laici ed
il grandioso palazzo delle Logge.
Fortezza, anche se più volte rimaneggiata, rimane un
interessante esempio di architettura militare cinquecentesca.
Palazzo dei Priori, ora Municipio, è un edificio merlato
del 1300 e rifatto nel 1900. Conserva l’ originale facciata
con gli antichi stemmi dei podestà e dei commissari.
Casa di Giorgio Vasari, edificio acquistato dall’artista
nel 1540, dove soggiornò per brevi periodi. Dal 1911 è
proprietà dello Stato che vi ha allestito il Museo e Archivio
Vasariano.
Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna, cospicua raccolta
di pitture, sculture, maioliche e porcellane provenienti da donazioni
di collezionisti aretini e depositi di opere d’arte; dal 1958
sistemata nell’antico palazzo Bruni-Ciocchi.
Museo Archeologico Nazionale “Gaio Clinio Mecenate”,
ha sede nell’edificio del 1300 ex Monastero di S. Bernardo.
Modificato nel ‘700 ad uso militare dalle truppe napoleoniche,
fu gravemente danneggiato durante il secondo conflitto mondiale. Dal
1937 ospita varie raccolte archeologiche relative alle età
preistorica, etrusca e romama. Dal 1973 è proprietà
dello Stato
Chiesa di S.Francesco, basilica fondata a fine duecento e rifatta
in stile gotico durante il 1300; manomessa e restaurata ai primi del
900. L'interno è ad una unica navata con copertura a capriate
e vi si possono ammirare numerose opere pittoriche di importanti artisti,
tra i quali Piero della Francesca, di cui abbiamo in questa sede le
opere migliori, recentemente restaurate.
Pieve di S.Maria, notevole esempio di romanico in Toscana,
iniziata nel XII secolo ha avuto inserimenti gotici nel secolo successivo
fino agli apporti del vasari nel '500. L'elemento architettonico di
maggiore impatto è senza dubbio la poderosa torre campanaria
(1330) detta delle cento buche per la regolare struttura a bifore
abbinate.
Il Duomo, (S. Pier Maggiore), imponente costruzione gotica
che ha richiesto due secolo per il completamento (XIII-XV) presenta
una facciata neogotica dei primi del '900 che ha sostituito quella
originale rimasta incompiuta. L'interno a tre navate di ampie proporzioni
è caratterizzato dallo slancio dei pilastri e vi si possono
ammirare numerose opere d'arte tra cui un affresco di Piero della
Francesca e varie opere di G. de Marcillat.
S.Domenico, costruzione gotica di fine '200, più volte
manomessa nel corso dei secoli. Nel luminoso interno a navata unica,
numerosi affreschi di scuola aretina e senese.
SS. Annunziata, o della Madonna delle Lacrime, chiesa rinascimentale,
costruita sopra un preesistente edificio trecentesco dopo l’evento
miracoloso. Attiguo alla chiesa è l’antico Convitto di
S. Caterina, modificato dal Vasari. |
Parte storica riprodotta su autorizzazione della
Regione Toscana - Dipartimento della Presidenza E Affari Legislativi e Giuridici |