Abitanti nel 1991: 98.928
Il
territorio comunale si estende per 187,08 kmq e il capoluogo è
situato su un'ansa dell'Arno a 13 km dalla foce. Punto di incontro
di importanti vie naturali di comunicazione (Versilia, Lucchesia,
Valle di Collesalvetti e Valdarno Inferiore), si estende in un'ampia pianura
alluvionale limitata a ovest dal mar Tirreno, a sud dalle Colline Livornesi,
a est dal Monte Pisano e a nord dalle propaggini meridionali delle Alpi
Apuane e dal lago di Massaciuccoli. Costituito con le leggi leopoldine
del XVIII secolo, il comune ha subito una diminuzione territoriale
nel 1867 con la separazione della frazione di Calci, divenuta comune autonomo,
mentre nel 1927 ha aggregato territori prima appartenenti a San Giuliano
Terme.
L'origine di Pisa sfuma nella leggenda e la sua fondazione viene
attribuita, fin dagli storici romani, o alla colonizzazione di mercanti
focesi o a quella dei liguri, di cui si hanno peraltro testimonianze archeologiche
in vari punti della costa tirrenica. Incerta è anche la presenza
etrusca, mentre dal II secolo a.C. Pisa risulta legata da patti di
alleanza a Roma, come dimostra la sua partecipazione alla seconda guerra
punica (218 a.C.); dal 180 a.C. inoltre, divenuta colonia militare,
fu importante caposaldo di frontiera e base navale della flotta romana
operante nel Mediterraneo occidentale. Durante le invasioni barbariche,
a differenza di altri centri che conobbero una forte decadenza, sembra
avere sostanzialmente mantenuto la propria funzione portuale, cosicché,
prima della conquista di Genova, fu l'unico scalo longobardo dell'alto
Tirreno. Come in epoca longobarda, anche all'inizio dell'età
carolingia Pisa dipendeva dal ducato di Lucca, allora il maggior
centro di potere della Tuscia: e fu proprio con il patrocinio del conte
e duca di Lucca, Bonifacio, che le navi pisane parteciparono alla prima
grande impresa cittadina, l'attacco dell'828 contro le coste africane.
Meno di cinquant'anni dopo, nell'871, i pisani costituirono quasi sicuramente
il gruppo più nutrito di quei toscani che difesero con successo
Salerno dall'assalto dei saraceni. Una terza importante impresa, la spedizione
in Calabria, fu portata a termine nel 970. A quest'epoca la
città, nella quale emergono come vertici istituzionali il vescovo
e il visconte, mostra già una notevole autonomia e sperimenta
una fase di forte crescita, tanto che Liutprando da Cremona (m. nel 972)
può definirla «capo della provincia di Tuscia».
A partire dall'XI secolo, attraverso cento anni di guerre,
spedizioni militari e successi mercantili che avrebbero contribuito a
formare l'epopea cittadina, Pisa si impose come potenza marinara autonoma,
estendendo e consolidando il proprio dominio con la penetrazione in Corsica
e in Sardegna e con l'espansione dei mercati e dei traffici verso
il mondo arabo. In virtù della partecipazione alla prima
crociata pose stabilmente le basi del suo commercio con l'oriente
e l'Africa del nord, ottenendo la concessione per la fondazione di
propri scali a Giaffa, Tiro e Ascalona e possedimenti in Terra Santa,
al Cairo, ad Alessandria e a Costantinopoli, con fondaci, chiese e alloggiamenti
autonomi rispetto alle autorità indigene. Agli inizi del XII
secolo sconfisse definitivamente i saraceni alle Baleari, ultimo loro
caposaldo nel Mediterraneo occidentale, e si assicurò il primato
economico e commerciale sulle città tirreniche meridionali favorendo
di fatto - se non in base a precisi accordi - la conquista normanna di
Palermo. Questi successi generarono tuttavia un'inevitabile conflittualità
con Genova, un'altra importante protagonista dell'espansione marittima
italiana, che alla lunga avrebbe prodotto risultati disastrosi. Sul piano
interno i decenni a cavallo tra XI e XII secolo videro il primo graduale
delinearsi di quello che sarebbe divenuto il comune. Se la prima attestazione
dei consoli è databile intorno al 1084, è infatti solo dopo
la metà del secolo successivo, alla fine di un periodo di coabitazione
tra vescovo, visconte e aristocrazia consolare cementata dai comuni interessi
economici, che i consoli (e il senato ad essi affiancato) assunsero tutte
le maggiori attribuzioni politiche, fiscali e giurisdizionali. Parallelamente
a questa evoluzione istituzionale si era venuta delineando una decisa
penetrazione di forze cittadine, laiche ed ecclesiastiche, nei territori
del contado - sia in quelli più prossimi alla città, sia
in quelli più lontani, come la Maremma a sud del fiume Cecina -
e verso la fine del Millecento le campagne apparivano come un complesso
abbastanza organico e subordinato alla città.
Questi processi vennero sanzionati e in qualche misura garantiti dall'Impero:
nel 1162 Federico Barbarossa, in cambio dell'appoggio di Pisa
alla sua politica italiana, le riconosceva la giurisdizione su tutte
le terre del contado e sul litorale tirrenico da Portovenere a Civitavecchia,
mentre tre anni dopo le assicurava l'infeudazione della Sardegna
ai danni di Genova. Ciò pose le premesse per una ripresa del conflitto
con la repubblica ligure, complicato dal coinvolgimento di altre città
toscane: Firenze intervenne a fianco di Pisa, Lucca e Siena
si allearono con Genova. Con l'incoronazione di Federico II, però,
gli schieramenti politici toscani, sotto il pretesto dell'adesione o della
contrapposizione al partito imperiale, ma in realtà mossi da precisi
interessi e da motivi di prestigio, si ricomposero su basi diverse: da
un lato i «guelfi», con a capo i fiorentini che ruppero l'alleanza
con Pisa e la strinsero invece con i lucchesi, dall'altro i «ghibellini»,
sostenuti da Pisa e Siena. I decenni che seguirono furono per Pisa, circondata
da molti nemici, più densi di ombre che di luci. Sconfitta una
prima volta nel 1222 a Casteldelbosco, nel 1254 perse la Lunigiana,
la Versilia, il Valdarno, la Val d'Era e la Val di Serchio,
riconquistati solo dopo la disfatta dei fiorentini a Montaperti, nel 1260,
che aprì un breve periodo di pace, seguito però subito
dopo dalla ripresa delle ostilità e da nuove sconfitte pisane.
A quella del 1275 a Montopoli si aggiunse, nel 1284, la vittoria decisiva
di Genova alla Meloria, che decretò la fine del predominio
pisano nel Mediterraneo. L'impatto di questi eventi esterni era del
resto reso più acuto dalle difficoltà interne al ceto
dirigente, evidenziate in un primo momento dal tormentato passaggio
dal regime consolare a quello del podestà (sempre più frequentemente
forestiero), quindi dallo scontro fra la «nobiltà»
e le nuove forze raggruppabili sotto l'etichetta del «popolo»:
conflitto ricompostosi solo verso la fine del Duecento, grazie al compromesso
che escludeva dal potere politico sia quella parte della nobiltà
arroccata su posizioni conservatrici, sia il popolo minuto e i salariati.
Il Trecento si aprì per Pisa con una fase favorevole,
coincidente con la presenza in Italia d i Arrigo VII di Lussemburgo: questi
ridette vigore al partito ghibellino che, sotto la guida di Uguccione
della Faggiola, divenuto signore di Pisa e quindi di Lucca, sbaragliò
la lega guelfa a Montecatini nel 1315. Ma né questa vittoria né
la pace di Montopoli del 1329 posero fine alle controversie fra le città
toscane e dopo la caduta della signoria dei Donoratico (1347). Pisa, che
pure aveva nuovamente acquisito nel 1342 il dominio su Lucca, si trovò
schiacciata fra la pressione dei fiorentini, ormai determinati
a conquistare uno sbocco al mare, e quella dei Visconti di Milano,
interessati ad espandersi in Toscana. Nel 1399 Gherardo d'Appiano,
signore della città, la vendette al duca di Milano, che pochi anni
dopo la cedette ai fiorentini. Dopo un'estrema ribellione, che impegnò
per parecchi mesi le truppe di Firenze, Pisa capitolò nel 1406
e, con l'eccezione di una breve parentesi di libertà (1494-1509)
ottenuta con la protezione di Carlo VIII, rimase soggetta alla città
gigliata, conoscendo, almeno fino al tardo Quattrocento, un periodo
di declino demografico e di decadenza economica. La ripresa fu dovuta
alla politica più equilibrata dei governi fiorentini del Cinquecento:
nel 1543 venne riaperta l'università, di antica tradizione
ma inattiva dal 1505, mentre a partire dalla seconda metà del
secolo XVI e per tutto il successivo furono realizzate notevoli opere
pubbliche, fra le quali spiccano l'acquedotto voluto da Ferdinando
I dei Medici, il canale dei Navicelli di collegamento con Livorno e la
bonifica delle paludi circostanti. Pur lontana dagli splendori dei
secoli XII-XIII e costretta a un ruolo subalterno, Pisa restò comunque
in età moderna il maggior centro culturale toscano, celebre
soprattutto per la scuola scientifica che, dopo l'insegnamento di Galileo,
seppe mantenere alta in Europa la propria fama. Nel periodo fascista
la sua università, che già durante il Risorgimento era
stata fucina di idee patriottiche e democratiche fu, insieme ai partiti
che nel 1943 formarono il Fronte antifascista (trasformato successivamente
in Comitato di liberazione nazionale), il centro propulsore di un'attiva
resistenza clandestina.
Quale importante nodo strategico, Pisa subì durante la guerra
gravissimi danni: prima i bombardamenti e poi per 45 giorni l'arresto
del fronte in città, sulla linea dell'Arno, provocarono 1824 vittime
e la distruzione totale o parziale di quasi la metà delle abitazioni,
degli impianti industriali e di molti edifici artistici (il Camposanto,
i ponti, i lungarni). Tra i pisani illustri devono essere almeno citati
il matematico Leonardo Fibonacci (secc. XII-XIII), lo scultore
e architetto Giovanni Pisano (1248-1318), Galileo Galilei
(1564-1642), il fisico Antonio Pacinotti (1841-1912).

La città di Pisa, nella forma attuale è per lo più
come era nel periodo Lorenese, salvo le ricostruzioni fatte dopo il pesante
bombardamento subito nel 1944, che distrusse quasi la metà del
patrimonio edilizio pisano.
Il nucleo religioso di Pisa è decentrato rispetto al baricentro
urbano, esso forma un particolare ambiente, su di un prato verde: Piazza
Dei Miracoli, che riassume l'arco dell'esistenza umana. In questa
piazza infatti, sono rappresentate: la nascita, con il Battistero,
la conquista della ragione, con la Torre, e della santità
con la Cattedrale, infine la morte con il Camposanto
Nel 1986 in Piazza dei Miracoli è stato inaugurato il Museo
dell'Opera del Duomo, ricco di opere d'arte tra cui spicca il Cristo
ligneo del Duomo che risale al secolo XII. Il Museo comprende anche il
Tesoro del Duomo, di inestimabile valore.
Nell'area di Corso Italia si trova il Palazzo Mastiani, oggi sede della
Facoltà di Informatica dell'Università.
Pisa oggi viene collocata tra i maggiori centri culturali italiani,
in quanto ospita un prestigioso centro universitario e di ricerca,
noto in tutto il mondo.
Per il 2002 è prevista l'apertura del Museo del Mare, che verrà
costruito per esporre ciò che nel 1998 è stato scoperto
casualmente durante gli scavi per la realizzazione di un edificio delle
Ferrovie. Si tratta del "Porto delle Meraviglie", che, sotto metri
di terra, ha nascosto per secoli 18 navi di epoche diverse, restituendole
a noi praticamente intatte sia nella struttura che nel carico. Si pensa
che queste navi siano affondate durante diversi nubifragi al tempo in
cui Pisa era ancora bagnata dal mare.
Della tradizione culinaria pisana ricordiamo i tipici piatti di
pesce: stoccafisso con le patate, torta con le acciughe, anguille con
i piselli, e le famose "cee" (ceche) anguilline cucinate in modi diversi.
Il giorno di Tutti i Santi è d'obbligo gustare la tradizionale
Torta co' Bischeri, che viene proposta sia dolce che salata.
Se visitate Pisa il 16 e il 17 giugno assisterete a due importanti manifestazioni
folcloristiche. Il 16 giugno, si svolge la Regata delle Repubbliche
Marinare, gara tra le fastose imbarcazioni di Genova, Amalfi, Venezia
e Pisa che si sfidano sull'Arno. Il giorno successivo si festeggia
il Patrono di Pisa, San Ranieri, con una regata in suo onore e si
fa festa all'equipaggio vincitore della Regata del giorno precedente.
Da vedere: Piazza dei Miracoli, dove è
concentrato il centro religioso della città. In questo spazio
verde è rappresentata l’esistenza umana attraverso i
quattro bianchi edifici: il Battistero (battesimo), la Torre (la ragione),
la Cattedrale (la santità) il Camposanto (la morte). Il
Battistero, maestoso edificio romanico, al quale fu aggiunta successivamente
una ricca decorazione gotica. Iniziato nel 1152 su progetto del Diotisalvi,
fu concluso oltre un secolo dopo. Il ricco interno conserva uno splendido
pulpito marmoreo di Nicola Pisano. La Torre, iniziata da
Bonanno Pisano nel 1173 e conclusa nel 1350 da Tommaso Pisano. Questa
particolare costruzione cilindrica, considerata un miracolo di statica
per la sua inclinazione (verificatasi durante la sua costruzione)
è da secoli tuttora in piedi. Chiusa al pubblico per alcuni
anni, a causa dei lavori di consolidamento, è stata recentemente
riaperta. Il Duomo, posto al centro della piazza e dedicato
alla vergine Assunta, è un capolavoro dell’architettura
romanica pisana. Iniziato nel 1064 dall’architetto Buscheto,
venne consacrato da papa Gelasio II nel 1118. Nei secoli successivi
è stato ampliato. Fu restaurato dopo l’incendio del 1595
e nell’Ottocento. L’interno a croce latina è diviso
in cinque navate e contiene innumerevoli e preziose opere d’arte.
Il Camposanto, questa grandiosa galleria a pianta rettangolare
chiude il lato settentrionale della piazza. Secondo la leggenda, la
terra qui racchiusa vi fu trasportata dal Monte Golgota dai Pisani
che combatterono la Crociata del 1203. L’edificio fu iniziato
nel 1277 e fu finito dopo oltre un secolo. L’interno è
coperto di affreschi, (molti devastati dai bombardamenti dell’ultima
guerra) tra i quali spicca il complesso trecentesco (attribuito a
Buffalmacco) raffigurante il Giudizio Universale, l’Inferno
e il Trionfo della Morte. Conserva preziosi sarcofagi romani, antiche
stele funerarie e sepolcri di importanti famiglie pisane. Museo
dell’Opera del Duomo, con sede nel Palazzo dei Canonici
sul lato orientale della Piazza dei Miracoli, accoglie le opere provenienti
dagli edifici della Piazza insieme ad antichità etrusche, romane
e reperti egiziani. Interessante anche la sala dei tesori e degli
argenti. Piazza dei Cavalieri, voluta da Cosimo I e disegnata
dal Vasari, è una delle più scenografiche realizzazioni
urbanistiche dell’epoca. Vi si affaccia l’elegante Palazzo
dei Cavalieri, ora sede della Scuola Normale Superiore, istituita
da Napoleone. Alla sinistra del Palazzo dei Cavalieri si trova il
Palazzo dell’Orologio, o della Gherardesca, progettato
nel 1565 dal Vasari e realizzato nel 1605 unendo due torri preesistenti.
In una di esse nel 1289 trovò la morte il Conte Ugolino con
i figli (ricordato da Dante in un canto dell’Inferno). Sulla
stessa piazza si affaccia inoltre la chiesa di S. Stefano dei Cavalieri,
disegnata dal Vasari, ed eretta sul luogo di una precedente chiesa
medievale. L’interno a navata unica conserva un’originale
collezione di antiche bandiere, per lo più turche, a testimoniare
le conquiste dei pisani in Oriente Fortezza Nuova, posta
a sud del corso dell'Arno, fu edificata nel 1468 dai fiorentini come
segno di superiorità. La fortezza fu ricostruita nel 1512 da
Giuliano da Sangallo e sono tuttora visibili i resti del Bastione
Sangallo. Museo Nazionale di San Matteo, ex monastero
benedettino posto sul Lungarno Mediceo, è stato restaurato
ed adattato a sede museale, nel quale l'arte pisana vi è rappresentata
al completo. Domus Galileiana, istituita nel 1942 come
centro di stuti galileiani, vi sono conservati libri e cimeli del
celebre scienziato pisano. Santa Maria della Spina, chiesa
edificata nel 1323, in stile gotico, conserva come reliquia, una spina
della Corona di Cristo. Chiesa del Santo Sepolcro, del
1153, con la sua originale pianta ottagonale, conserva all'interno
una pregevole Madonna con Bambino di Benozzo Gozzoli |
Parte storica riprodotta su autorizzazione della
Regione Toscana - Dipartimento della Presidenza E Affari Legislativi e
Giuridici
Fotografia di Sandro Santioli |